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Caso studio: Cretto di Gibellina

Caso studio: Cretto di Gibellina
Sicilia
Comune di Gibellina
ICR
UNIFI-DICUS

Luogo – Parco archeologico di Selinute, Sicilia
PI – Prof. Ing. Susanna Caccia Gherardini
Gruppo di ricerca – Professori: Emanuela Ferretti, Giovanni Minutoli. Laboratorio di Architettura Restauro Conservazione (LARC): Francesco Pisani. Dottorandi: Adele Rossi. Altro personale coinvolto: Paola Bordoni, Giorgio Ghelfi, Francesca Giusti, Pierpaolo Lagani, Anna Laura Petracci, Alice Rossano.

Il gruppo di Ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Firenze, coordinato dalla Prof.ssa Susanna Caccia Gherardini, ha individuato tre casi studio principali: i parchi archeologici di Selinunte e Siracusa ed il Cretto di Gibellina. L’obbiettivo principale del gruppo di ricerca prevede l’individuazione di nuove soluzioni per il monitoraggio, la verifica e la mitigazione degli effetti connessi al rischi naturale e antropico, sopratutto ai fini del progetto di restauro.

Il Cretto di Gibellina, opera di land art progettata da Alberto Burri, racchiude in 122 blocchi di cemento armato le rovine di Gibellina Vecchia, distrutta dal terremoto del Belice nel 1968. Il progetto, avviato nel 1985, fu interrotto nel 1989, rimanendo incompleto. Solo nel 2008 fu avviata un’approfondita campagna di studi, a seguito della quale venne restaurata la prima porzione e, tra il 2013 e il 2015, l’opera fu completata. Oggi sul manufatto sono visibili nuovi segni di degrado, che rappresentano un esempio delle sfide attuali legate alla conservazione del patrimonio culturale, in relazione ai cambiamenti climatici e ai rischi naturali e antropici.

 

Vista del cretto di Gibellina e del contesto in cui si inserisce

 

 

Le attività di ricerca si sono concentrate sulla disamina dello stato dell’arte, della letteratura e della documentazione d’archivio, supportate da una approfondita analisi conoscitiva dei manufatti, attraverso l’acquisizione del dato geometrico dimensionale, la caratterizzazione materica e fisica dei materiali e delle tecniche costruttive, l’individuazione e la valutazione dei meccanismi di alterazione e degrado. Parallelamente è stata portata avanti una campagna diagnostica e di monitoraggio, attraverso strumentazione specifica (tra cui: termocamera FLIR SERIE T800, drone DJI MAVIC 3 THERMAL, endoscopioEXTECH – HDV700), al fine di definire lo stato conservativo dei manufatti.

 

Drone DJI MAVIC 3 THERMAL

Indagini diagnostiche termografiche (drone DJI MAVIC 3 THERMAL)

L’obiettivo della ricerca è quello di sviluppare, attraverso il confronto con i casi studio, strumenti e pratiche per la documentazione e il monitoraggio del patrimonio culturale esposto ai cambiamenti climatici e ai nuovi rischi naturali e antropici.

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