Luogo — Chiesa di Sant’Andrea, Pistoia
PI — Prof. Arch. Grazia Tucci (Unifi)
Gruppo di ricerca — Lidia Fiorini (Unifi), Alessandro Conti (Unifi), Adele Meucci (Unifi), Silvia Monchetti (Unifi), Michele Betti (Unifi)
Il pulpito della chiesa di Sant’Andrea a Pistoia, realizzato tra il 1298 e il 1301, è considerato uno dei massimi capolavori dell’arte italiana e presenta un linguaggio e soluzioni che influenzeranno profondamente i massimi scultori del Rinascimento. Fu costruito di forma esagonale e diviso, in elevazione, in tre ordini: le colonne e la base; gli archi e il parapetto. Il pulpito fu scolpito da Giovanni Pisano ed è un capolavoro dello scultore italiano. I cinque pannelli a rilievo e le figure decorative sono scolpiti in marmo di Carrara in stile tardo gotico. Il pulpito è sostenuto da sette colonne collegate alla sua base da un sistema di archi a sesto acuto. Quattro di queste colonne poggiano su plinti di marmo bianco a diverse altezze, due dei quali sono a forma di leone, uno centrale raffigurante un’aquila, un grifone e un leone alato, e un quarto con Adamo nelle vesti di Atlante. Il pulpito è alto circa 4 metri e il diametro dell’esagono è di circa 2 metri.

Come è comune con i monumenti, la storia di questo pulpito è tanto lunga quanto scarsamente documentata. Intorno al 1619 fu ricollocato, con l’obiettivo di avvicinarlo ai fedeli in conformità con le indicazioni del Concilio di Trento, al centro della navata sul lato sinistro della chiesa, dove può attualmente essere ammirato. Durante il rimontaggio dell’opera, l’ordine verticale dei pannelli fu cambiato e i due leggi si furono eliminati. Questi due leggi si trovano ora al Metropolitan Museum di New York e al Bode-Museum di Berlino. Il leggio attualmente posto sul pulpito dal 2001, a forma di Aquila di San Giovanni, è una copia. Nel corso del tempo sono stati effettuati restauri e interventi strutturali, tra cui, nel XIX secolo, lavori strutturali eseguiti con l’inserimento di staffe di ferro e l’aggiunta di pietra in alcune aree dove mancava a causa del deterioramento nel tempo.
Il pulpito è stato digitalizzato con sistemi a scansione e fotogrammetria. I modelli derivati sono stati utilizzati per le indagini strutturali e per nuove indagini diagnostiche che saranno referenziate sui modelli stessi. Per il progetto di comunicazione l’opera sarà segmentata nei blocchi lapidei che la compongono, al fine di indagarne la tecnica di montaggio e la riproposizione virtuale della sua forma iniziale.




Il progetto, coordinato dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato con il sostegno della Fondazione Friends of Florence, impegna i Dipartimenti di Scienze della Terra e di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Firenze e l’Opificio delle Pietre Dure.
Finalità del Progetto La sfida consiste nel fornire strumenti e metodologie per migliorare la conservazione delle costruzioni storiche, garantendo l’uso ottimale delle risorse necessarie per le attività di Controllo e Conservazione. L’emblematico caso di studio del Pulpito di Giovanni Pisano offre l’opportunità di sviluppare un progetto altamente interdisciplinare combinando, da un lato, l’integrazione della modellazione informativa (HBIM) con i dati di monitoraggio della salute strutturale (SHM) e, dall’altro, la definizione di robusti modelli computazionali (FEM) per la valutazione della vulnerabilità statica e sismica.
Questo progetto mira ad aprire la strada a nuove soluzioni innovative per la conservazione, l’adattamento e la valorizzazione di strutture storiche, dando vita ad un gemello digitale del pulpito: una replica virtuale straordinariamente accurata, progettata per simulare, analizzare e ottimizzare il comportamento e le prestazioni del suo corrispettivo fisico. Un approccio che unisce tecnologia avanzata e tutela del patrimonio, aprendo orizzonti inediti per lo studio e la protezione delle opere storiche.